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Il TFR in busta paga: riflessioni sulla legge

Il primo quesito che è bene porsi è se sia indispensabile per i lavoratori integrare il proprio stipendio oggi con cifre molto piccole fra i 40 e 80 euro e rischiare di intaccare i fondi pensione del domani.

Certo, in questi ultimi tempi molte famiglie italiane si sono trovate in grave difficoltà economica ma è veramente utile sapere, e questo è bene sottolinearlo più volte che scegliere l’erogazione del Tfr in busta paga vincolerà il lavoratore per tre anni e cioè obbligatoriamente fino al 2018 e questi tre anni saranno, a fine carriera tre anni di assenza per la pensione (verrà meno l’accontamento di tre anni e scenderà quindi la redditività dei fondi pensione integrativi per chi li avesse scelti).

A calcoli fatti risulta che non tutti i redditi beneficerebbero. Si è provato a simulare il carico fiscale senza l’anticipo del Tfr e con l’anticipo del Tfr, dopo la legge di stabilità. Dalla tabella si evince chiaramente che l’anticipo in busta sarà “negativo” per tutti quei redditi superiori a 28 mila euro e che, superando questa soglia, il carico fiscale arriverà addirittura a 300 euro netti in più all’anno. Di fatto farà cumulo con tutte le altre voci della busta paga ed in alcuni casi comporterà pure un salto di aliquota o la perdita dei requisiti per il bonus da 80 euro.

 

TASSAZIONE LEGGE STABILITÀ 2014          TASSAZIONE PRIMA DEL 2014                               
Retribuzione Tfr annuo netto Tfr mensile netto Tfr annuo netto Tfr mensile netto
Euro 15.000 798 66 798 66
Euro 25.000 1.261 105 1.311 109
Euro 50.000 2.141 178 2.448 204
Euro 75.000 3.057 255 3.501 292
Euro 100.000 3.937 328 4.506 376

La Fondazione Consulenti del Lavoro stima che, sino ad un reddito lordo annuo di 15 mila euro farsi anticipare il Tfr non costerà nulla, ma dai 15mila euro in su l’aggravio sarà progressivamente crescente. Raggiunti i 28.650 euro ci saranno solamente 50 euro in più all’anno, e oltre questa soglia per effetto dell’aliquota del 38% il peso delle tasse da pagare sarà dell’ordine dei 300 euro annui. Chi ha un reddito di circa 20mila euro l’anno il Tfr netto sarebbe pari a 1.008 euro (84 euro al mese) a fronte di 1.058 di Tfr netto accantonato in azienda, a 25mila se ne ricevono 1.261 (105 al mese) anziché 1.311, a 50 mila 2.488 (178/mese) invece di 2.448.

E’ bene ricordare che queste somme riguardano esclusivamente i dipendenti del settore privato assunti da più di sei mesi, esclusi invece quelli del settore pubblico.

Analizzando invece questa legge con l’occhio dell’imprenditore salta all’occhio che, anche se le aziende potranno beneficiare del canale bancario per compensare le somme anticipate per il Tfr, esse subiranno una tassazione mensile. Il comma 7 dell’articolo della legge che introduce il Tfr in busta paga obbliga le imprese con meno di 50 dipendenti (che con le vecchie norme trattenevano in cassa il Tfr), a versare al Fondo di garanzia Inps lo 0,2% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali nella stessa percentuale della quota maturanda liquidata ai dipendenti. Inoltre, pur avendo la “parola” del Governo sull’apertura delle Banche in termini di erogazione di fondi ci si chiede se, in tempi così difficili, ci sarà veramente interesse da parte di quest’ultime ad erogare i crediti.