Nel decennio 2009-2019, 237 nuove imprese si sono quotate sui mercati di Borsa Italiana: il 75% di queste lo hanno fatto sul mercato AIM Italia, il segmento dedicato alle PMI. Infatti, Borsa Italiana ha predisposto negli anni diverse tipologie di segmenti di mercati sui quali quotarsi: MTA, AIM, MIV…
Quali sono le differenze tra questi e perché è errato parlare di un mercato borsistico unico?
«Le differenze ci sono, e sono molto marcate, su tutte, la differente dimensione delle imprese quotate e i diversi settori di business» spiega Andrea Filippo Mainini avvocato dello studio Mainini & Associati. «Sul MIV trovano posto solamente i Fondi di investimento alternativi, sull’MTA solo società con 40 milioni di patrimonio minimo e, nel segmento Blue Chip di MTA, solo quelle superiori al miliardo. Su AIM, le PMI».
Quindi, possiamo dire che la quotazione in Borsa non è prerogativa esclusivamente delle grandi imprese?
«Spesso l’imprenditore pensa che la quotazione sul mercato sia un “passo più lungo della gamba”, considerando il fatturato della propria azienda: si tratta solamente di un pregiudizio. Il nostro Paese conosce moltissime PMI eccellenti in possesso dei requisiti richiesti dal mercato per essere considerate “appealing” dagli investitori. Queste aziende si quotano sul mercato AIM».
Molti esperti del settore sottolineano come, soprattutto in un periodo di crisi come quello attuale, sia necessario per l’impresa sostenere la ripresa e la crescita con finanza alternativa al canale bancario…
«È bene valutare la quotazione anche sulla scorta degli ulteriori reali benefici in capo all’azienda. “Rafforzamento attraverso una crescita sostenibile” potrebbe essere il “motto” che accompagna la quotazione in borsa. Senza nulla togliere, ovviamente, ai grandi debutti del mercato, non da ultimo ID-Entity che ha avanzato del 60% nel suo primo giorno di negoziazione – 6 luglio 2021 – mantenendo la valutazione anche successivamente. Il rafforzamento della struttura patrimoniale della società è infatti graduale ma in costante crescita – esaminando i bilanci del biennio pre-covid la variazione dei ricavi delle società quotate su AIM è stato pari a +29%. Inoltre, nei momenti di crisi come quello attuale, l’andamento del titolo quotato reagisce in maniera più rapida agli stimoli di ripresa. Ad un anno circa dalla presentazione delle prime trimestrali su cui si è abbattuto il Covid, la maggior parte delle imprese italiane quotate hanno presentato bilanci ai livelli del 2019. Le imprese quotate oltre alle dinamiche di business seguono quelle del mercato e degli investitori che, dopo una crisi, sono sempre ottimisti circa la ripresa. Ciò costituisce un volàno per il business sottostante che può avanzare nonostante la latenza dell’economia reale».
Attualmente, secondo alcune ricerche di mercato, sono 2.000 le PMI italiane con i requisiti adatti per quotarsi…
«I requisiti sono flessibili e adatti alle piccole-medie imprese italiane e non è necessario mettere sul mercato un ingente quota del capitale: questo consente all’imprenditore di poter rimanere saldamente al controllo della società. Il legislatore stesso sta adottando delle misure eccezionali per favorire la quotazione. Dal punto di vista fiscale il legislatore ha previsto un credito di imposta pari al 50% delle spese sostenute fino al 31 dicembre 2021 e fino ad un massimo di 500.000 euro. In tali spese rientrano i costi di consulenza legale, fiscale, finanziaria e tutti quei costi inerenti il processo di quotazione. Inoltre, a giugno 2020 ha introdotto un nuovo segmento per gli investitori istituzionali per assecondare le necessità di società che non hanno immediate necessità di liquidità ma vogliono quotarsi solo per aumentare la propria visibilità, e per le società che si vogliono rivolgere in un primo tempo solo ai soggetti istituzionali e solo successivamente al mercato retail».
Si tratta quindi di un processo graduale
«Assolutamente sì, non rivoluziona le dinamiche aziendali ma anzi, favorisce il processo di crescita supportato da un business plan che contenga nuovi investimenti, crescita all’estero o per vie esterne tramite acquisizioni: si tratta di una scelta di natura strategica. Oltre a ciò, è bene considerare anche l’effetto reputazionale: è evidente che una società quotata possa vantare una corporate reputation che manca ad una non quotata. Stiamo parlando di maggiore forza contrattuale e standing nei rapporti con la clientela, con investitori esteri, con i propri dipendenti o con nuovi talenti, nonché merito creditizio maggiore. Non da ultimo, la quotazione permette ai soci di remunerare anni di fatica e lavoro, in parte o nella totalità. Case study di successo sono riscontrabili quotidianamente sulle testate giornalistiche di settore. Ricordiamoci che la prima caratteristica di un imprenditore deve essere l’entusiasmo ed il percorso di quotazione, se assistito da professionisti competenti e dalle giuste motivazioni, può rappresentare certamente un volàno per la crescita».