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somme indebitamente addebitate restituzione

Somme indebitamente addebitate, una sentenza della Cassazione chiarisce come ottenere la restituzione

I contratti bancari  

La banca utilizza contratti tipici per svolgere la propria attività di raccolta del risparmio e di esercizio del credito. La banca può essere creditrice o debitrice del cliente, a seconda del tipo di operazione. 

L’istituto bancario è debitore del cliente in caso di deposito bancario perché è obbligata a restituire il denaro depositato alla scadenza pattuita o a sua richiesta. Il deposito si chiama conto corrente se il cliente è abilitato a eseguire successivi versamenti e prelievi. 

La banca è invece creditrice del cliente in altri casi: 

  • apertura di credito La banca mette a disposizione del cliente un certo importo per un certo tempo, determinato o indeterminato, e il cliente paga una commissione; 
  • anticipazione bancaria Si tratta di una apertura di credito, ma con una garanzia (pegno di merci o titoli), da parte del cliente; 
  • sconto La banca versa al cliente l’importo di un credito, non ancora scaduto, che egli vanta verso un soggetto. Il cliente cede il credito alla banca salvo buon fine e garantisce il pagamento del debitore ceduto. 

Controversie tra banca e cliente: il rimborso al correntista 

La Cassazione, con l’ordinanza n. 3310 del 6 febbraio 2024, ha affrontato il tema delle prove da fornire per ottenere la restituzione di somme indebitamente addebitate e riscosse dalla banca. 

La Cassazione è stata interpellata dal correntista di una banca che ha visto addebiti non autorizzati sul proprio conto. 

La restituzione gli è stata negata dalla Corte d’Appello perché non ha prodotto in giudizio né copia dei contratti, né la serie integrale degli estratti conto. 

Secondo il giudice di secondo grado, il correntista non aveva fornito la prova dell’errore della banca e aveva impedito l’accertamento della nullità dei contratti. 

La  Cassazione invece ha accolto la domanda del titolare del conto corrente e stabilito che le richieste del giudice d’appello non sono conformi ai princìpi ribaditi più volte dalla Suprema Corte.  

Il cliente che chiede di rideterminare il saldo del conto e ottenere la restituzione degli addebiti non dovuti deve provare la fondatezza delle proprie domande dimostrando che i pagamenti sono avvenuti e non hanno una valida giustificazione. 

Per farlo può produrre gli estratti conto. Ma se non li fornisce tutti, il giudice può comunque valorizzare le contabili della banca o le risultanze delle scritture contabili e, per elaborare questi dati, può avvalersi di un consulente d’ufficio.  

La prescrizione del diritto di restituzione  

La Corte d’appello, oltre a rigettare le domande del correntista, aveva accolto l’eccezione, sollevata dalla banca, di prescrizione del diritto del cliente alla restituzione dei pagamenti eseguiti dal cliente nei dieci anni anteriori al giudizio.  

Secondo la banca il correntista non aveva fornito il contratto di apertura di credito e consentito di qualificare le singole rimesse correttamente. 

Secondo la Corte di Appello, se la banca fa valere la prescrizione, è il cliente che deve provare l’apertura di credito per spostare la decorrenza della prescrizione alla chiusura del conto stesso.  

Secondo la Cassazione invece, la Corte di appello, pur avendo applicato principi corretti, non ha considerato che la banca negli atti di giudizio ha più volte riconosciuto l’esistenza dell’apertura di credito (e quindi del contratto relativo), così che la circostanza non richiedeva ulteriore prova da parte del cliente.